Nel 1889 il Comune di Marino fece eseguire degli importanti lavori all’acquedotto comunale, e per l’occasione venne deciso di inaugurare due nuove fontane monumentali, e 17 fontanelle di ghisa.
Lo scultore siciliano Michele Tripisciano, originario di Caltanissetta, realizzò la fontana del Tritone in piazza del Plebiscito, oggi San Barnaba. Per questo motivo, nel cuore della Sicilia, in piazza Giuseppe Garibaldi a Caltanissetta, c’è una fontana del Tritone (quasi) identica a quella di piazza San Barnaba a Marino.
Nel 1890 il Tripisciano donò il calco in gesso utilizzato per la fontana di Marino al Comune di Caltanissetta. Per decenni l’opera rimase nell’androne del Palazzo del Carmine, sede comunale del capoluogo nisseno.
Soltanto negli anni Cinquanta si decise di farne una fontana: il gruppo scultoreo venne fuso in bronzo e collocato nella piazza centrale della città, nel 1955.
A ben guardare, la fontana di Caltanissetta presenta alcune differenze rispetto a quella di Marino: il tritone, infatti, è stato girato, per metterlo in relazione con due mostri marini che si trovano sul fronte opposto della vasca.
A Marino, invece, ai lati della vasca si trovano due innocui beverini, sormontati dallo stemma comunale.
La fontana di piazza San Barnaba era inizialmente circondata da una cancellata in ferro, rimossa durante l’autarchia imposta dal Governo fascista (“ferro alla patria in guerra”).
Ciò nonostante, durante le prime edizioni della Sagra dell’Uva, la fontana veniva interamente ricoperta di uva, al pari dell’altra fontana monumentale di Marino, quella dei Quattro Mori, all’epoca poco distante: una prassi pittoresca, tanto da venire immortalata dalle copertine de “La Domenica del Corriere”, ma dannosa per la conservazione di questi monumenti, come veniva denunciato già all’epoca.