Una collezione unica nel suo genere in Italia: un intero insieme di arnesi di lavoro di Alberico Bini, ultimo mastro bottaio di Marino. La raccolta consta di 160 strumenti risalenti all’ultimo ventennio dell’ottocento ed è un’importante testimonianza dei passati sistemi di lavoro e dei “segreti del mestiere” trasmessi da padre in figlio per ben quattro generazioni. La bottega della famiglia Bini era sita in Via Cairoli e la sua massima attività si registra ai primi decenni del 1900 e nel secondo dopoguerra fino al 1984. Il bottaio non è un falegname: si lavora essenzialmente su superfici curve, la precisione dell’esecuzione tiene conto delle capienze e della tenuta dei vasi vinari. Botti, bigonci, barili, mastelli e tini realizzati artigianalmente con le pialle, burchielli, calibri, regoli, asce e seghe diversi per dimensioni, forme e finalità e recentemente restaurati dai volontari dell’Associazione Archeoclub Colli Albani. La prima fase per realizzare una botte è sicuramente la scelta del legno, visto che dà l’essenza al prodotto (nella collezione Bini i legni scelti sono quello di castagno e di rovere): il legno viene lavorato per il ricavo delle doghe larghe 3/4 cm; utilizzando cerchi di ferro provvisori (che danno la capacità del prodotto) si allineano le doghe fino al completamento del contenitore; la curvatura delle doghe è data dal calore, scaldando il legno accendendo un fuoco o a vapore; i diversi gradi della tostatura sono altri componenti imprescindibili per l’essenza del prodotto; le doghe finalmente curve vengono tagliate per renderle pari ed incanalare il fondo; l’ultima fase è la marchiatura dei contenitori in legno finemente realizzati.