La Basilica Collegiata di San Barnaba Apostolo fu progettata da Antonio Del Grande ed eretta per ordine del cardinale Girolamo Colonna nel 1640. La facciata, del 1653, è di gusto moderato barocco come l’interno, a croce latina, ripartito in tre navate ampie e luminose. Dietro l’altare maggiore è collocato un grande dipinto di Bartolomeo Gennari che rappresenta il martirio del Santo.
Nel coro è il cenotafio del cardinale committente, ritratto in una statua in marmo, realizzata da Carlo Spagna e Gabriele Renzi, nell’atto di pregare (1651). Agli estremi del transetto vi sono i due altari Galantini e Mocchi stupendi nel loro tripudio di marmi policromi. Sul primo altare, a sinistra, si ammira il Martirio di san Bartolomeo, opera del Guercino; sul secondo, a destra, è la Madonna del Carmelo di Luigi Gozzi. All’inizio della navata destra è collocato il dipinto di F. Rosa, raffigurante il trapasso di san Francesco Saverio. Nella prima cappella è notevole la statua di sant’Antonio Abate, opera barocca di Ercole Ferrata. Nella seconda cappella, detta del SS. Rosario, è collocata nella teca di un pilastro la memoria della battaglia di Lepanto: un frammento ligneo di scudo turco o cristiano, offerto come ex voto alla Vergine della Vittoria. Nella navata sinistra si nota per prima la statua in legno dorato del XVIIsec., rappresentante santa Lucia; sulla parete un dipinto di Pier Leone Ghezzi (XVIII sec.) raffigura l’Assunta in cielo. La prima cappella è detta del Crocifisso, per la presenza di un crocifisso ligneo di scuola umbra (XIV sec.).
Sui quattro pilastri laterali sono scolpiti i nomi delle centinaia di marinesi periti durante l’ultima guerra. Al centro dell’altare vi è un quadro di maniera che rappresenta l’Addolorata ed è attribuito al Maratta (XVII sec.). Segue la cappella del Sacro Cuore con un quadro di Giuseppe Ciotti (1966). Nella Cappella d’Inverno, ove si conservano ancora gli stalli originali del coro invernale dei canonici, costruita nel 1747, con la volta affrescata da Giuseppe Aluisi nel 1873, si può ammirare sull’altare San Francesco riceve le stimmate, un dipinto che si attribuiva alla scuola dei Carracci, mentre è più verosimile ricondurlo alla mano del Cavalier d’Arpino.